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FAVOLA – I Confronti tra Mary e Roby 22

Lentamente il pianto cessò, Roby, sempre abbracciato a Mary, si calmò e si ricompose. Fu allora facile per lui aprire il cuore e lasciar fluire il dolore tenuto gelosamente dentro di sé, mai condiviso. “Vedi Mary, questa barca è stata fatta da me, quasi per sfida, per dimostrare che ero capace di fare qualcosa di valido. Tutto è avvenuto nel Paese dell’Istruzione, un paese che sentivo ostile perché non mi sono mai appassionato al ‘sapere’. Ero quasi sempre a disagio nel vedere come gli altri ragazzi partecipassero felici e attenti ai vari corsi di studio. Io ero isolato, con la sola compagnia di Mago Paolo.
Un giorno, finalmente, arrivai nel posto giusto per me: un laboratorio che insegnava ad utilizzare il legno per costruire imbarcazioni. Lì mi sentivo a mio agio, tutto mi era congeniale, apprendevo con celerità e interesse. Alla fine del corso fu proposto, a noi allievi, di costruire una barca con le sole nostre forze. Solo io mi offrii di farlo, gli altri non si sentivano all’altezza.
Il mio orgoglio prese il sopravvento: volevo dimostrare a tutti di essere il più bravo.
Ero certo di riuscire.
Andai nel bosco per trovare l’albero adatto da cui ricavare il legno per la costruzione e appena lo individuai, con furia e determinazione, lo abbattei”. Roby si fermò, non poteva andare oltre nel racconto, i singhiozzi lo scuotevano dal profondo del suo cuore. Mary stava in silenzio, collegava l’albero abbattuto al ricordo che aveva di Roby nel Paese del Sogno. Roby continuò: “Lavorai per diversi mesi per fare di quell’albero una barca e finalmente ci riuscii: navigai sul fiume con quella mia creazione.
Fu un autentico trionfo, tutto il paese si raccolse attorno a me: divenni un eroe. Avevo lavorato duramente, come in stato di trance, non avevo permesso ai miei pensieri o sentimenti di distrarmi dall’obiettivo. Ero arrivato alla conclusione e potevo ritenermi soddisfatto ma invece iniziarono, purtroppo per me, sogni agitati. Era sempre presente il grosso albero che avevo abbattuto, in modi diversi, ma sempre angoscianti: una volta sanguinava, una volta era scosso da un tremito di paura, un’altra volta era rinsecchito ………insomma mi risvegliavo sempre affranto. Piano, piano iniziai a capire il male che gli avevo fatto. Ne parlai con Mago Paolo che mi chiarì i pensieri: certamente dovevo costruire la barca e quindi abbattere l’albero, ma avrei dovuto chiedere scusa all’albero stesso, spiegargli perché proprio lui si sarebbe dovuto sacrificare e dopo, solo dopo, avrei potuto abbatterlo e con delicatezza, non con furia. Allora il mio obiettivo era dimostrare agli altri quanto valessi, il mio orgoglio mi rendeva insensibile e perfino crudele nei confronti del povero albero. Dopo la spiegazione di Mago Paolo, che capii perfettamente, cessarono i sogni angosciosi. Ne feci ancora solo uno dove l’albero mi osservava e mi dava appuntamento nel Paese del Sogno. Era dovuto a questo il turbamento che provai quando tu scegliesti proprio quel paese dove andare. Fata Paoletta, poi, mi ha fatto capire che avevo di nuovo sbagliato, perché nelle mie intenzioni c’era la volontà di dominare ancora quell’albero. Lo temevo, avevo paura che volesse vendicarsi e così mi sono posto davanti a lui con forza, pronto a difendermi. La Fata mi ha spiegato che invece avrei potuto pensare all’albero come ad un filo d’erba, incapace quindi di nuocermi e tutto si sarebbe risolto. So che su questo episodio devo capire ancora molte cose e non vedo l’ora che tornino Fata Paoletta e Mago Paolo”.
Mary era silenziosa, mai si sarebbe immaginata i tormenti che Roby aveva tenuto nel suo cuore. Lo abbracciò con forza e sentì di volergli ancora più bene.

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